Unità di strada, l’esperienza continua con la Progettazione B.U.S. (buone uscite dallo sfruttamento)

settembre 2015-febbraio 2016 Progetto B.U.S.

Sono passati tre anni dai primi incerti passi, avventati e ponderati insieme, che gli operatori di strada dell’associazione Mago Merlino hanno mosso sul tratto del litorale tirrenico tra Pizzo e Campora S. Giovanni, a forte presenza di prostituzione/tratta.

Mai da soli, neppure quando si è iniziato da volontari, ma sempre insieme  ad altri – operatori ed Enti del territorio già in rete per altre vicinanze alla marginalità anche femminile –  che volevano conoscere, volevano capire cosa si consuma nel proprio territorio,  cosa cercano o cosa trovano le straniere sulle strade, i loro clienti, perché e soprattutto quale spazio “altro “ è possibile a tutti e a tutte per vivere dignitosamente uscendo dallo sfruttamento ed acquisendo la consapevolezza di essere soggetti titolari di diritti come ad esempio quello alla  salute, alla cura e alla prevenzione, ecc.

Per fare rete  … serve fare ancora tanta strada nel nostro territorio dove la precarietà è molto diffusa,  il controllo debole, la povertà è sempre di più e non solo economica e risulta complesso comprendere ed incidere su orientamenti culturali – affettivi, familiari- che spesso noi consideriamo già “devianti”, strani, poco comprensibili. Tutto ciò in un quadro desolante di smantellamento dello stato sociale in genere.

Questi sei mesi di attività progettuale B.U.S. ci hanno innanzitutto permesso di dare continuità alle attività svolte in precedenza; pertanto non solo si è continuato ad incontrare le donne, le loro storie, i loro bisogni, le loro paure, ad incrociare la loro itineranza, ma si è cercato di ampliare la rete di collaborazione per proporre loro altri modi per “sbarcare il lunario”, per non mettere a rischio la propria vita con rischiosi metodi anticoncezionali,  per poter provare a  lasciarsi alle spalle le esperienze di sfruttamento vissute.

L’incertezza rimane ed anche lo sgomento per quanto si viene a conoscere, per chi si incontra e si impara a riconoscere ma facendo un primo bilancio possiamo sicuramente affermare che non ne usciamo sconfitti, impotenti, ma ancora di più al fianco delle donne che si incontrano durante le uscite di unità di strada,  da compagne di strada con la responsabilità di contrapporre ai benpensanti il loro essere persone con le loro “difficoltà”, di ricercare possibilità dignitose di vita attraverso almeno relazioni vere e profonde anche con gli operatori uomini i quali testimoniano che è possibile incontrarsi diversamente con l’altro genere.

Relazioni che iniziano e passano anche attraverso strumenti banali: un caffè, un bicchiere di thè, la possibilità di mediazione con i servizi sanitari, la disponibilità di consulenze legali o psicologiche, preservativi per tutelarsi almeno in parte… ma per non fermarsi qui.

Per fare strada, fianco a fianco.

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